
Niente di male sia chiaro, ma c’è una contraddizione di fondo, ovvero che la pretesa della band è quella di parlare di noi, intendendo la nicchia di disagiati figli degli anni ’80, invece parla di loro, gli altri, l’elite colta e snob che affolla gli aperitivi cittadini, poser, teen e hipster che sono il loro pubblico. Nonostante non sia un’ascoltatore dell’hip hop devo ammettere che a noi, dice molta più verità gente come Dargen D’Amico e perfino Noyz Narcos per arrivare agli Uochi Toki e lasciare ben fuori Le Luci della Centrale Elettrica.
Baustelle è roba per l’elite culturale che ha la carta di identità stampata su t shirt sgargianti, che saltella da un party all’altro sfoggiando una noia esistenzialista come una forma di elitarismo. Invece no, non vuol dire nulla. È solo un modo amorfo per continuare a dire che questo paese fa cagare e guardarlo affondare ben saldi al tavolo di un bistrot.
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