
il corpo è un tempio
l'aia è vuota
io spoglio o sbuccio
il mio involucro
nel petto la fossa
concava
il guazzabuglio
l'epicentro del mio buio
dove è il chierichetto che rideva
a marinare messa?
esce dalla crepa una goccia d'aria
evapora sulla scena
il mio petto è l'aia
l'aria lo taglia come ad ottobre
e l'erba secca mentre la pascolo
io seduto aspetto uno scroscio
sento nell'aria segni interiori
li interpreto come messaggi personali.
questo sichiama delirare mio caro
mi dice il vecchio
seduto di fronte
con la sua sopracciaglia sporca
le sue rughe sudate.
è molto meglio il grano e lo sterco
è molto meglio
e molto meglio
la realtà guadagna punti
i miei segni sono vaneggi
la mia aia è spazzolata dal vento
il suo soffio è il mio sguardo.
non registro. assisto.
 
 
 

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