La Cattedrale nel Deserto

è qui che si difende Il Minitopo

26.5.10

"Nella vita contano solo le palle. Tu ce le hai le palle?” dice Al Pacino in Scarface. E cosa altro andrebbe chiesto ad una band italiana nel peggior momento storico-culturale e politico di questa landa di disperazione? cosa dovremmo chiederci tutti? ce le abbiamo le palle? È quello che mi sono domandato mentre assistevo al concerto dei Criminal Jokers. La verità è che io ero li per vedere le Dum Dum Girls, ma dopo il trio pisano non me ne fregava più niente di quattro gnocche easy listening. Avevo la pancia piena.

Il live penso sia durato una quarantina di minuti. Nei pochi intervalli di silenzio si è sentita la risposta del pubblico. Un bel “ma lo sapete che siete proprio bravi” urlato da una tardona ubriaca sfasciata su un divanetto laterale e i fischi delle teenfans per il giovane cantante. Io mi ricordo bene solo i primi sessanta secondi. C'era un feedback insostenibile, una Strato che con 100 watt di Twin Reverb ti faceva tappare le orecchie tanto era secco il pulito. Poi arriva Francesco Motta, un pennellone pisano identico a Richard Ashcroft che ogni tanto tira fuori una voce alla Mick Jagger degli inizi, ma che se proprio ci deve essere un paragone, penso che voglia essere Lux Interior dei Cramps.
Poi ricordo che a metà ho pensato “ehi, non mi sto annoiando, non sono a vedere i Bud Spencer Blues Explosion”.

Motta pesta e urla, gli si gonfiano le vene nel collo. Ha gli occhi infossati da schizzato. Canta bene. Trascina. Il vicedirettore di Rolling Stone poco dopo mi dirà “ha un gran talento. Andrà lontano”. Un chitarrista tutto ciuffo innalza al cielo il feedback e schiaccia di continuo un pedale. Il bassista non è in serata, dice, ma poi monta sul palco e fa il suo.

Alla fine sa di opera compiuta. Le orecchie fischiano. Tutti abbiamo scosso la testa come piccioni su quelle basi pseudo garage e urlanti. In una Milano che vuole essere “cazzo” e dove invece tutti sono “fighe” degli sbracioni di provincia sono imbattibili nelle gare a chi ha più palle. E questi ragazzi sono tra i migliori in circolazione.

30.4.10

classico esempio di gruppobello/videobrutto
decisamente molto più in basso del concetto di brutto che vi aspettavate. il video di Aaron è proprio na mmerda. dispiace, poichè aaron è così appassionato di cinema che quasi ci soffro io a criticarlo. io poi che tutto quello che fa con la chitarra lo adoro.
classico esempio che non poi sapè fa tutto. tutto te. deh.
allora stai solo no? che voi dimostrà?

26.4.10

Perché mi è quasi impossibile l’ascolto dei Baustelle? Come mai quei suoni orchestrali e barocchi mi danno la nausea come mangiare un panino su un treno traballante? Il fatto è che di questi tempi, lo scimmiottamento artistoide mette di malumore. Già ci pensa la vita a ricordarti ogni giorno di quanto tutto sia difficile, già viviamo in questo paese di gretti derelitti e dimenticati da dio, ragion per cui, alzare il volume al massimo e perdersi nelle pretese poetiche di Bianconi, mi pare quasi una mancanza senso civico. Ben saldi alla pretesa di far riflettere, i nostri, si sono rinchiusi in una formula pop perfetta che include degli arrangiamenti vecchi come Sanremo. Sdoganati. Più adatti alla monnezza che può produrre Giusy Ferreri che al pop. Tutto così inzuccherato da piacere alla massaia (come cantavano gli Amari di qualche anno fa).


Niente di male sia chiaro, ma c’è una contraddizione di fondo, ovvero che la pretesa della band è quella di parlare di noi, intendendo la nicchia di disagiati figli degli anni ’80, invece parla di loro, gli altri, l’elite colta e snob che affolla gli aperitivi cittadini, poser, teen e hipster che sono il loro pubblico. Nonostante non sia un’ascoltatore dell’hip hop devo ammettere che a noi, dice molta più verità gente come Dargen D’Amico e perfino Noyz Narcos per arrivare agli Uochi Toki e lasciare ben fuori Le Luci della Centrale Elettrica.

Baustelle è roba per l’elite culturale che ha la carta di identità stampata su t shirt sgargianti, che saltella da un party all’altro sfoggiando una noia esistenzialista come una forma di elitarismo. Invece no, non vuol dire nulla. È solo un modo amorfo per continuare a dire che questo paese fa cagare e guardarlo affondare ben saldi al tavolo di un bistrot.

20.4.10

primo giorno di colazione sana
c'est n'est pas facile



la gente ha bisogno di distribuire le colpe
io in primis disperdo energia al vento
concentrandomi su fantocci che non hanno colpa.
e se stessimo tutti distraendoci convinti di esser seri?
e se fossimo seri al modo sbagliato di esserlo?
amico, non ti ha mai detto nessuno che basta cambiare canale?

quindi la scelta è tutta se essere intransigenti oppure no.
ed è una cosa che va a giorni.